LA RIVISTA


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I lions sono un gruppo di pressione?

I Lions hanno alcuni indubbi vantaggi: sono presenti in 208 paesi nel mondo, hanno una politica di solidarietà condivisa, hanno moltissimi associati, assommano al loro interno professionisti di ogni settore economico, sociale e produttivo, hanno una distribuzione capillare sui territori nazionali. Di Paolo Piccolo

I sociologi definiscono “gruppi di interesse” quelle collettività (che possono non essere gruppi in senso stretto, ma anche categorie professionali, raggruppamenti etnici, frazioni di classi sociali ecc.) che si mobilitano per difendere i propri specifici interessi nei confronti della società in generale o dello Stato e si organizzano in varie forme di associazione per la tutela e l’affermazione di tali interessi. Tra i gruppi di interesse, che possono essere finalizzati al perseguimento di obiettivi anche assai differenti, una posizione di rilievo occupa il “gruppo di pressione”. Questo presenta infatti la caratteristica specifica di perseguire gli interessi del gruppo intervenendo in vario modo sui centri di potere, fino a esercitare un’azione di pressione, appunto, sulle istituzioni governative e su quelle politiche più in generale. Il suo scopo è quindi quello di influenzare il processo delle decisioni politiche, di volta in volta con minacce di sanzioni o promesse di servizi o ricompense. Il gruppo di pressione non svolge attività “politica” specifica e nel caso dei lions si potrebbe configurare come un movimento di opinione stanco dei continui malesseri, ritardi, omissioni delle autorità pubbliche. Infatti agirebbe come gruppo di pressione attraverso le autorità già costituite dai processi politici.

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Il cambiamento climatico è più devastante
della crisi economica

L’elevato grado di variabilità e di incertezza dei cambiamenti climatici alle varie latitudini induce i paesi ad intervenire con strategie di mitigazione delle emissioni e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, che però possono costituire anche sistemi formidabili per rilanciare economie in crisi. Di Vincenzo G. G. Mennella

E' ormai fuori discussione che ci sia l’influenza dell’uomo sui cambiamenti climatici; non possiamo ancora stabilire con precisione entità, limiti e confini ma i dati rilevati immessi in modelli matematici avanzati li stabiliranno sempre con maggiore affidabilità.
Tuttavia, i cambiamenti climatici costituiscono una sfida colossale a lungo termine e di portata globale che pone questioni difficili in termini di giustizia e diritti umani, sia per la presente che per le future generazioni.
La capacità dell’Umanità di affrontare tali fenomeni è una prova della capacità di gestire le conseguenze delle stesse azioni dell’uomo. Poiché i cambiamenti climatici non sono un evento ineluttabile ma una minaccia, noi possiamo scegliere di affrontarla eliminandola oppure possiamo lasciare che induca in povertà le generazioni future.
Helen Keller, riferendosi al concetto di solidarietà, disse all’inizio del 900 “da soli possiamo fare così poco, insieme possiamo fare così tanto” e Albert Einstein “servirà cambiare radicalmente modo di pensare, se vogliamo che l’umanità sopravviva”.

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Ambiente… è emergenza

Il grandioso progresso tecnico e la forte espansione che nel secolo passato hanno interessato l’agricoltura, l’industria ed i trasporti, quantunque concentrati nei Paesi cosiddetti sviluppati od emergenti, insieme ad un forte aumento demografico, hanno portato ad una richiesta di energia e di risorse senza pari, con squilibri e sconvolgimenti ecologici sempre più allarmanti. Di Naldo Anselmi *

Nell’ultimo mezzo secolo l’impronta ecologica (la superficie terrestre necessaria a produrre le risorse consumate e ad assimilarne i rifiuti) globale relativa all’uomo si è quasi triplicata. Il nuovo millennio si sta pertanto avviando con una serie di emergenze ambientali, a livello sia locale che globale, che se non adeguatamente contrastate potrebbero risultare catastrofiche per la vita della terra, umanità compresa. Molte di tali emergenze sono correlate tra loro ed implicano numerosi squilibri collaterali, andando peraltro ad interagire con altri fenomeni socio-economici, altrettanto inquietanti, quali la crescita demografica (essa stessa emergenza ambientale), le disparità sociali, la globalizzazione.
Di seguito facciamo un cenno a quelle che noi riteniamo siano le principali emergenze ambientali.
Deforestazione. Ogni anno sulla terra vengono distrutti oltre 10 milioni di ettari di foreste, su un totale di 3,9 miliardi di ettari ritenuti oggi presenti. Questo calo riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo, a più forte incremento demografico: Cina, Colombia, Congo, Brasile, India, Indonesia, Malesia, Messico, Niger, Thailandia comportano oltre il 70% del disboscamento mondiale.

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Un esercito silenzioso

Contarli uno per uno per indicarne il numero preciso è impossibile... Sono gli italiani impegnati in un’attività di volontariato. Di Antonio Marino

Sono pagliacci dal naso rosso ma dal camice bianco che fanno ridere i bambini nelle corsie degli ospedali, sono amici preziosi degli anziani bisognosi d’aiuto, sono difensori instancabili del patrimonio artistico e dell’ambiente, sono esperti e tecnici pronti alle chiamate della protezione civile. Sono gli italiani impegnati in un’attività di volontariato, una realtà che molto spesso passa quasi inosservata e che talvolta diventa all’improvviso protagonista - come all’isola del Giglio - quando il disastro è grande e conquista le prime pagine dei giornali e mostra a tutti questo esercito silenzioso di gente la cui ambizione è solo quella di dare una mano.

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I Lions per i giovani

In 208 paesi noi Lions realizziamo progetti mirati per rispondere ai bisogni specifici dei giovani. Tramite il Lions Quest abbiamo portato nelle aule insegnamenti di vita pratica a milioni di adolescenti nel mondo. Da quando, nel 1984, il Lions Clubs International ha lanciato il programma Lions Quest, più di 1 milione e mezzo di ragazzi ogni anno hanno beneficiato della nostra iniziativa. Il progetto è impostato su tre programmi di prevenzione, studiati per diverse fasce d’età, pensando ai ragazzi mentre avanzano nelle fasi critiche della vita, verso l’età adulta.
In prima linea nella nostra azione di servizio ci sono i nostri Leo Club, che con la forza e l’entusiasmo della loro giovinezza sanno concretizzare quei principi di Leadeship, Esperienze e Opportunità che danno loro il nome. I nostri Leo club offrono opportunità di servizio che ispirano e supportano la leadership nei giovani a partire dai 14 anni, fornendo loro la possibilità di apprendere, crescere e servire, partecipando a progetti di servizio comunitario.
Altro nostro fiore all’occhiello, purtroppo non sufficientemente utilizzato, sono gli scambi giovanili e i campi per la gioventù. Il programma è stato adottato nel 1961.

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E’ eccitante e bello essere Lion

Ritrovare la gioia del lavoro di squadra, l’orgoglio della appartenenza, la soddisfazione del proprio io sociale che la vita di oggi penalizza. Intervista al Presidente Internazionale Emerito Pino Grimaldi. Di Alessandro Emiliani

Visto il tema che la Rivista intende esaminare, pensi che, come alcuni dicono, la motivazione sia il frutto della partecipazione?
E’ esattamente il contrario. In qualsiasi organizzazione il problema è avere  soci od operatori motivati. Le Chiese ne sono antico e costante esempio. Un po’ meno - ma anche - i partiti politici.
Questo assunto è stato felicemente riproposto in maniera cogente dal Presidente Wing-Kun Tam con il suo logo concettuale (non programma come erroneamente viene chiamato) “I believe”.
Che indica in maniera ineccepibile che se io, Lion singolo, non “credo” nella filosofia solidaristica di LCI, nella possibilità e nel dovere morale di dare ciò che posso ai meno fortunati, essere leader globale nelle comunità e nell’universo della comprensione internazionale (vedi nostra missione e visione), non posso essere un buon socio e dunque o mi emendo o è meglio che me ne vada!
Si, ma come appare il grado di partecipazione, passione, impegno reale dei Lions Italiani? Insufficiente, sufficiente, migliorabile o addirittura superiore all’atteso?

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Costruire la pace... l’impegno dei lions

Il dialogo interculturale per garantire la pacifica convivenza dei popoli. La giustizia sociale e la tutela dei diritti umani. Di Antonio Laurenzano
Promuovere la pace attraverso uno sviluppo sostenibile. Garantire cioè a tutti i popoli della terra libertà e giustizia sociale, assicurare forme di governo democratiche. E’ la nuova mission del lionismo del Terzo Millennio con la “Carta della cittadinanza umanitaria”, una sfida per la tutela dei diritti umani fondamentali e per la promozione di uno sviluppo inteso come libertà. Costruire cioè “un futuro nel quale nessun cittadino dovrà stendere più la mano per chiedere per carità ciò che gli spetta di diritto”. In un’epoca segnata da grandi tensioni in tante regioni della terra, il messaggio di fratellanza di Melvin Jones, nella sua universalità, alimenta sempre più la speranza di un mondo migliore. Conflitti etnici, crisi alimentari, diritti umani violati attraversano la quotidianità di intere popolazioni, riproponendo il problema della giustizia sociale e di un modello di sviluppo costruito sulla pace, sulla tolleranza e sulla solidarietà.

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Noi e gli altri… come parlare di noi

Gli ultimi due decenni hanno apportato un profondo mutamento nel campo delle Pubbliche Relazioni e della Comunicazione. La telefonia mobile, l’informatizzazione diffusa a tutti i livelli, hanno rappresentato una vera rivoluzione globale nel costume sociale, politico, economico e culturale del nuovo millennio, della quale ancora non riusciamo a definire chiaramente i contorni e le implicazioni.
Nell’era digitale è un fatto certo che l’informazione tramite quotidiani sia in netta e continua discesa e dai dati prodotti dal Censis si deduce che gli italiani che scelgono Internet sono ormai oltre il 50%.
Le difficoltà generali legate ad una perdurante crisi economica mondiale, la precarietà politico-sociale di vaste aree geografiche, la povertà valoriale ed etica sono elementi che consolidano da un lato le strutture portanti dell’edificio dei nostri scopi e dei nostri valori etici ma dall’altra ne rendono sempre più spogli e precari i suoi interni, prova ne è il livello di conoscenza molto basso, a volte erronea, delle nostre finalità e della reale portata delle nostre realizzazioni, soprattutto a livello nazionale.

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Un progetto... per i giovani

Il service nazionale di quest’anno ha l’obiettivo di informare gli studenti delle scuole medie superiori  su come evitare l’insorgenza di molti tumori o come aumentare la possibilità di guarigione.
Il coinvolgimento dei giovani è fondamentale, perché vi sono tumori che sono particolarmente frequenti alla loro età e perché molte neoplasie che si manifestano in età media-avanzata iniziano il loro percorso quando chi si ammala è ancora giovane.
La necessità di informare e coinvolgere i giovani sui pericoli dei tumori è condivisa dai Ministeri della Salute e dell’Istruzione, da molte società scientifiche, da associazioni di volontariato e ha patrocini prestigiosi, primo fra tutti il Senato della Repubblica, ma solo i Lions possono essere la task-force in grado di portare avanti il progetto in modo costante nel tempo, perché solo i Lions coprono l’intero territorio italiano.
Attraverso il “Progetto Martina” noi possiamo comunicare con i giovani. E lo possiamo fare dopo aver letto i risultati dei questionari che gli studenti hanno compilato in questi ultimi anni al termine di ogni incontro programmato dai responsabili del “Progetto”. Questo continuo contatto sul campo ci ha permesso di sapere che gli studenti non hanno paura di questo argomento e capiscono il linguaggio dei medici. Inoltre, grazie ad un secondo questionario compilato dagli studenti ad un anno di distanza dall’incontro, si evince che oltre il 90% dei ragazzi ricorda bene ciò che ha ascoltato l’anno prima e ha  tenuto conto delle raccomandazioni ricevute.

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 Europa si, Europa no?

 Europa, svegliati! E’ l’appello lanciato nel corso del convegno nazionale sul futuro del Vecchio Continente, organizzato in occasione della “Festa dell’Europa 2011”. Di Antonio Laurenzano
Dal fronte economico (crisi greca) a quello politico (crisi libica), l’Ue sembra aver smarrito la strada che Robert Schuman tracciò a Parigi il 9 maggio 1950 con la storica dichiarazione: “L’Europa non si farà in un attimo, né in una costruzione d’insieme. Essa si farà attraverso delle realizzazioni concrete, che creino innanzitutto una solidarietà di fatto”.

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