domenica 26 ottobre 2014

Serata con il Gruppo Speleologico San GIUSTO



Mercoledì 29 ottobre alle ore 20.00 presso la Sala incontri del Albergo Ai Sette Nani, il Lions Club Duino Aurisina riprende gli incontri per far conoscere le realtà che operano sul territorio.
Vivere il Territorio è il motto che il Presidente Massimo Romita, (terzo anno consecutivo), ha voluto imprimere per l'azione del Club Duinese, giunto al suo ottavo anno di età.
Dopo la Serata per Serena, (dove sono stati raccolti 3560 euro e versati 3900 grazie al contributo di persone generose), e alla Giornata Mondiale della Vista organizzata il 14 di ottobre, ecco riprendere gli incontri con entità locali.
Saranno ospiti i rappresentanti deGruppo Speleologico San Giusto, il Presidente Furio PREMIANI e alcuni membri del COnsiglio direttivo.
Proprio con il Gruppo Speleologico San Giusto, il LIONS CLUB DUINO AURISINA ed altre associazioni di Duino Aurisina, hanno messo in piedi un importante progetto "RISPETTIAMO IL MONDO SOPRA E SOTTO". Un progetto per rispettare e valorizzare il nostro ambiente naturalistico, sensibilizzare i cittadini e le istituzioni verso un corretto comportamento a difesa dell'ambiente in cui viviamo, riconoscere il prezioso lavoro dei volontari della Federazione Speleologica. La mostra si pone questi importanti obiettivi ed è composta da dodici pannelli didattici che illustrano e spiegano l'attività svolta dagli speleologi nell'ambito del progetto "PULIAMO IL BUIO".
  A questi pannelli si aggiungono il materiale utilizzato dagli speleologi in grotta e splendide immagini delle Grotte e degli ambienti restituiti alla loro originale bellezza.
Ma sarà l'occasione per il Presidente Furio Premiani, ripercorrere i primi 60 anni di attività del sodalizio triestino, che li ha visti coinvolti in numerosissime attività ed iniziative, come non ultima l'apertura in diverse occasioni della Grotta VALENTINA di Visogliano.




Il Gruppo Speleologico San Giusto , attivo a Trieste dal 1954, si occupa di cavità naturali, della loro ricerca, esplorazione e studio.
Certi che il termine speleologia abbia un ben più ampio ventaglio di significati, nel corso della nostra storia le nostre attività si sono però ampiamente diversificate: pur mantenendo centrale l’attività in grotta, il nostro sguardo si è rivolto ad attività più prettamente scientifiche – tracciamenti idrogeologici, studi geologici – e didattiche, consci che la diffusione della cultura speleologica, soprattutto tra i giovani, sia il futuro della speleologia stessa.
Pur frequentando ambienti che misurano il tempo in migliaia di anni non possiamo, e non vogliamo, non confrontarci con i continui e rapidi progressi tecnologici: materiali ed attrezzature che modificano profondamente la progressione ipogea ma anche strumenti come GPS e software cartografici che ridisegnano il nostro modo di interpretare il territorio.
Un mondo tutt’altro che immobile e silenzioso, un mondo che da sempre il GSSG con i suoi corsi di introduzione alla speleologia di I livello vuole offrire a chiunque, giovani e meno giovani, voglia vivere un’esperienza altrimenti difficilmente ripetibile.



Furio Premiani è nato nel 1946 e pratica la speleologia dal 1962 ha ottenuto la qualifica di guida speleologica nel 2005 per meriti acquisiti come istruttore di tecnica e teoria nella scuola di speleologia Edi Vascotto del Gruppo Speleologico San Giusto iscritta alla Società Speleologica Italiana. Ha seguito, da quella data, un centinaio di nuovi speleologi lungo il loro percorso formativo.

Attualmente pratica la sua professione di guida speleologica presso il Centro Didattico Naturalistico Eliseo Osualdini, sito nella Particella Sperimentale del Bosco Bazzoni di Basovizza – Trieste, accompagnando alunni delle scuole, associazioni culturali e gitanti domenicali nella visita dell’aula didattica sotterranea chiamata “Grotta Nera”.

Nella Grotta Nera è possibile visitare, su prenotazione o liberamente la prima domenica del mese, la fedele ricostruzione, in ambiente naturale, di come l’uomo preistorico abitava le grotte del Carso triestino.

Egli organizza pure gite guidate di un giorno o più ai siti abitativi preistorici del Paleolitico inferiore, Paleolitico medio, Mesolitico e Neolitico della nostra provincia. Le grotte interessate a queste visite sono: Riparo di Visogliano, Grotta Pocala, Grotta delle Gallerie, Grotta dell’Orso, Grotta Azzurra, Grotta di Visogliano, Grotta dell’Edera, Grotta Bac, Caverna del Pettirosso, Caverna delle tre Querce ecc.

Inoltre, offre la possibilità di visitare anche grotte di facile accesso come la Grotta Valentina, la Caverna dei Vasi, la Fessura del Vento e tante altre.

Esegue, pure sulla preistoria del nostro territorio, anche conferenze e lezioni in classe, offrendo la possibilità della manipolazione di oggetti ricostruiti appartenenti alla preistoria.


La nostra storia

Breve panoramica sugli oltre 50 anni di vita del GSSG: dalle prime pionieristiche esplorazioni ai primi risultati scientifici; dalle scoperte ed esplorazioni più importanti del nostro Gruppo all’attività didattica, editoriale e ambientale.


La nascita del Gruppo Speleologico San Giusto

La fondazione del Gruppo Speleologico San Giusto risale al 20 Settembre 1954, ma è già dal 1951 che alcuni dei suoi soci fondatori, per lo più studenti liceali e loro amici, frequentano l’altopiano carsico triestino. La presidenza del neo costituito Gruppo viene affidata a Tullio Sidotti, la carica di segretario ad  Alberto Dini: soci risultano Sanzin, Panfili, Addis, Facchin e Sterri; la sede sociale viene eletta in casa di Tullio Sidotti. 
Si effettuano le prime esplorazioni che si estendono progressivamente anche fuori dal territorio abituale, interessando il Friuli, il Veneto, il Trentino, la Puglia e il territorio Jugoslavo. 
Nel 1958 il Gruppo Speleologico San Giusto è presente come relatore al primo Congresso Speleologico Nazionale. 
Iniziano i lavori di studio e ricerca paleontologica in una cavità dell’altipiano carsico triestino denominata “Tre Querce”: durante gli scavi vengono alla luce interessanti reperti dell’eneolitico nonché dell’età del ferro e del bronzo. Vista l’importanza dei ritrovamenti viene pubblicato il lavoro “Scavi nella Grotta delle Tre Querce”, nel quale si descrivono i reperti trovati e censiti dalla locale Soprintendenza alle Belle Arti. 
Nel 1964 subentra alla presidenza Giorgio Tarabocchia; nuovi soci entrano a far parte del Sodalizio dando così maggiore impulso a nuove esplorazioni, quali l’Abisso Martel, le Grotte di Villanova e l’Abisso di Monte Cucco (PG), e alla partecipazione ad una spedizione internazionale al Gouffrer Berger in Francia.

Nel 1971 si dà inizio, in collaborazione con gli speleologi di Lubiana (SLO), ad una serie di esplorazioni nell’imponente Abisso dei Serpenti (Kačna Jama) in territorio ex Jugoslavo, ora Sloveno. Nel corso dell’esplorazione viene individuato un pertugio laterale che sbocca sul percorso sotterraneo del fiume Timavo (Reka), che a circa 5 Km di distanza sprofonda nelle voragini di San Canziano; tale importante scoperta confermava le ipotesi formulate nel diciottesimo secolo dai primi esploratori della cavità, secondo i quali era certo che nell’abisso dovesse scorrere un fiume, anche in considerazione delle rilevanti tracce di acqua e del legnatico che vi era depositato. 
Altra grande sorpresa fu la scoperta di alcuni esemplari di protei, mai prima di allora rinvenuti nel Timavo; concluse le esplorazioni il G.S.S.G. pubblicò il volume “L’Abisso dei Serpenti”. 
Nell’arco di tempo compreso tra il 1972 e il 1983, con l’entrata di nuovi soci, il Sodalizio raggiunge notevoli livelli di attività, sia esplorativi che scientifici: sono di questi anni le spedizioni sul Gargano in Puglia, la scoperta a Cima Ines (Monte Canin) dell’abisso “San Giusto”, profondo 180 m, le spedizioni sul Monte Coglians (Alpi Carniche) per ricerche geo-idrogeologiche, sul Cansiglio, in Austria e nuovamente in Jugoslavia. Assieme a speleologi di Gerona (Spagna) e Giapponesi dell’Università di Ehime, si effettuano visite alle più belle grotte del Carso triestino, sul quale vengono scoperte e rilevate una quarantina di nuove cavità. 
In quegli anni il G.S.S.G. partecipa, anche come relatore, al I, II, III, e IV convegno di Speleologia del Friuli Venezia Giulia e nel 1981 sarà proprio il San Giusto ad organizzare, a Trieste, la V edizione del congresso.
Nasce l’iniziativa denominata “speleologia nelle scuole”, basata su conferenze, proiezioni di diapositive ed escursioni nelle principali cavità carsiche, che si prefigge di far conoscere sia l’ambiente epigeo che quello ipogeo ai ragazzi delle classi medie ed elementari; nella sede sociale di via San Spiridione si svolgono corsi sul tema “Uomo e Ambiente”, aperti a tutti gli amanti della natura; si organizza il I° Corso di Introduzione alla Speleologia, attività che prosegue, con frequenza annuale, a tutt’oggi. 
Il Corpo Forestale Regionale affida al Gruppo la manutenzione della “Particella Sperimentale” del Bosco Bazzoni sul Carso triestino. 
Nel 1984, dopo un breve lavoro di scavo sul bordo di una modesta dolina, iniziano le esplorazioni dell’Abisso Massimo che, con i suoi 227 m di profondità, si colloca al sesto posto tra le cavità più profonde del Carso triestino. 
Si danno inizio agli studi sulla Grotta Bac nei pressi di Basovizza (TS), con l’obiettivo di utilizzarla quale “aula didattica ipogea”: ne uscirà una pubblicazione dal titolo “Grotta Bac” che tratta degli studi intrapresi al suo interno. 
Negli anni successivi l’attività esplorativa e didattica aumenta. Alcuni soci in collaborazione con altri speleologi triestini, partecipano all’esplorazione dell’Abisso Jean Bernard, per il periodo, il più profondo al mondo; sul Carso si scoprono una trentina di nuove cavità, mentre si instaura un’efficace collaborazione ed una profonda amicizia con gruppi speleologici cecoslovacchi. 
Si intensificano le uscite in Regione – Taipana, Monte Matajur, Monte Ciaurlec – e, con il prezioso aiuto degli speleologi cecoslovacchi, il Gruppo effettua la prima spedizione italiana in Crimea, esplorando alcune delle cavità più importanti di quella regione e realizzando un audiovisivo a documentazione della straordinaria esperienza. 
Il Sodalizio entra a far parte sia della Federazione Speleologica Triestina che della Società Speleologica Italiana (S.S.I.); vengono organizzate due mostre: una a tema “la cartolina speleologica”, l’altra, fotografica, sul Carso Moravo. 
Parte il programma denominato “Scuolambiente”, patrocinato dal Comune di Trieste, attività didattico-culturale rivolta ai ragazzi delle scuole cittadine con la quale migliaia di alunni sono venuti a contatto con argomenti relativi alla speleologia, alla geologia, all’archeologia, alla fauna e alla flora. 
Di concerto con il Comune ed il Museo di Storia Naturale si dà inizio ad una serie di ripristini ambientali, con la pulizia di grotte inquinate e di stagni carsici, che senza più manutenzione sarebbero destinati alla scomparsa. 
Nel 1990 viene eletto l’attuale presidente del Sodalizio: Furio Premiani. 
L’attività esplorativa si sposta nelle Alpi Giulie (Friuli Venezia Giulia) al seguito dell’individuazione di una vasta area carsica sul Monte Musi; durante le varie uscite domenicali e nel corso dei campi estivi annuali sono state scoperte più di 200 cavità, tra le quali l’Abisso Roberto Pahor che, con i suoi -495 m, risulta al momento il più profondo della zona.
Alcune fortunate battute di zona sul Carso triestino portano alla scoperta di una ventina di nuove grotte tra cui spicca una cavità di rara bellezza: la Grotta Valentina, lunga 249 m, con gallerie e ampie sale riccamente concrezionate. 
Nel 1992, da via San Spiridione la sede si trasferisce in via Udine 34. 
Nel 1994 il Gruppo festeggia i suoi 40 anni di attività ed in tale occasione viene presentato il primo volume di “Ipogea”, pubblicazione a carattere prettamente scientifico oramai giunta alla sua quarta uscita.
Nel 2004, in occasione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione, viene allestita una mostra fotografica che ripercorre le imprese di mezzo secolo di speleologia del GSSG. Sono gli anni della scoperta di nuove grotte sul Carso triestino e delle entusiasmanti esplorazioni sul massiccio del Monte Canin dell’Abisso Led Zeppelin, la cui attuale profondità sfiora i 1.000 metri.
Negli anni successivi viene individuata ed esplorata una nuova cavità in zona Villanova delle grotte, un complesso reticolo di meandri e gallerie che supera i 2km di sviluppo e 200m di profondità. Nei pressi di questa, nell’anno 2012, viene aperto un altro ingresso che però conduce ad un altro, ancor più complesso, sistema sotterraneo, ancora in fase di esplorazione, e ben lontani dalla sua fine, sono stimati 3km di sviluppo esplorato e 326m di profondità raggiunta (altezza del fondovalle). 
Continuano inoltre, ancor con più vigore, le collaborazioni con altri gruppi nelle esplorazioni dei grandi abissi del massiccio del monte Canin, come l’abisso Led Zeppelin (-1036m e 8km) e abisso Firn (pozzo unico da 495m), ed altri minori ma non meno importanti scoperte nella zona. 
Continuano inoltre gli scavi e l’accatastamento di nuove cavità nel territorio del carso triestino (abisso Millemanzi, abisso Nagasaki, etc.).


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Quest’anno una parte della mission dei Lions sarà dedicata alla tutela dell’ambiente. L’obiettivo è piantare un milione di alberi in tutto il mondo, che significa meno di un albero per ogni socio Lions nel mondo. Ogni ambiente naturale, così come oggi lo vediamo, è il risultato di tanti cambiamenti avvenuti lentamente nel corso di secoli e secoli di vita.  Convinti che la natura costituisse una risorsa illimitata, per tanto tem­po l’abbiamo costantemente depredata senza curarci, o meglio, sen­za immaginare le conseguenze che stavamo causando. Oggi ci stiamo accorgendo che il nostro impatto sugli ambienti na­turali ha creato, e continua a creare, seri problemi per tutto il piane­ta. Inquinare, deturpare o distruggere il suolo equivale a impoverire l’ambiente di alberi e di conseguenza di ogni forma di vita. Sì, meno alberi meno vita, così resistenti, flessibili, vivi. Oltre a produrre ossigeno, partecipano attivamente al ciclo dell’acqua, trattengono l’acqua piovana nei tessuti del­le piante e nel suolo e la restituiscono lentamente attraverso la traspirazione.
Essi con le loro chiome rallentano la caduta della pioggia, evitando che l’acqua trascini via lo strato superficiale del suolo, ricco di humus, e con le loro radici trattengono il terreno, evitando il naturale processo di erosione, lo proteggono dalle alluvioni, dalle frane, dagli smot­tamenti e dalle valanghe. Sono serbatoi di “diversità biologica” poiché ospitano piante e animali in gran numero. Sono un luogo di ricreazione per il corpo e per lo spirito. Gli alberi sono la “pelle verde” del nostro pianeta.Nel lontano passato il territorio italiano era ricoperto da un’immensa foresta. I diver­si alberi si distribuivano in base all’altitudine e alla vicinanza del mare, i due fattori che influiscono sul fattore ambientale più importante, la temperatura. La vertiginosa crescita delle città in questi ultimi decenni ha causato la distruzione di tan­te aree verdi con conseguente perdita di tanti ecosistemi. Il nostro Paese tuttavia è ricco di boschi in seguito all’incremento della super­ficie forestale, che è da collegare da una par­te al progressivo abbandono della coltivazio­ne di terreni marginali e al loro conseguente imboschimento naturale, e dall’altra alla po­litica di rimboschimento attuata dalle auto­rità forestali. Il nostro patrimo­nio boschivo è purtroppo minacciato dal prevalere di formazioni boschive soggette a forme inten­se di sfruttamento e, in maniera abbastanza importante, dagli incendi che sempre più spesso distruggono vaste aree verdi.  È importante che ciascuno di noi si adoperi per porvi rimedio, in particolare per quanto riguarda l’inquinamento di cui siamo sicuramente un po’ tutti responsabili, ma anche contribuendo alla piantumazione di nuovi alberi. Chiunque può piantare un albero. Da diversi decenni i Lions club di tutto il mondo sono impegnati nella difesa dell’ambiente. Per i Lions è un modo pratico e di estrema visibilità per fare la differenza. Questo grande progetto è anche ideale per invitare l’intera comunità a unirsi ai Lions per collaborare all’iniziativa. Se riusciremo a piantare un milione di alberi, la nostra capacità di cambiare le cose sarà ancora più rafforzata.

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