Sos degli speleologi:
inquinate 374 grotte
Dodici cavità in grave degrado: il Pozzo dei colombi ha scorie dell’incendio Siotdi Maurizio Lozei
La provincia triestina dispone di un patrimonio ipogeo sensazionale, con almeno 15 grotte per chilometro quadrato, di cui 374 sono inquinate vari livelli. Eppure nessun è ancora riuscito a valorizzare questa eccezionale risorsa naturalistica per fini turistici, mentre i gruppi speleologici locali languono per mancanza di contributi utili a finanziare esplorazioni, verifiche, controlli.
Quest’autentico grido di dolore è di Fulvio Premiani, presidente della Federazione Speleologica regionale e di quella triestina, esprime alla comunità e agli enti tutti. L’ente raggruppa 24 associazioni speleologiche del Friuli Venezia Giulia su di un totale di 26, e di queste nove sono attive nel comprensorio triestino. Premiani pone l’accento sulle difficoltà dei diversi gruppi speleologici, prive di quei contributi peraltro previsti dalla legge 27/1966 che vedeva il finanziamento dei gruppi speleologici al fine della realizzazione del Catasto delle grotte.
Dal 2007, con la devoluzione delle competenze sul tema dalla Regione alle Provincie, i fondi sono passati dai 62.000 ai 15.000 euro odierni. «Praticamente ogni nostro gruppo riceve una cifra attorno ai 1.500 euro, del tutto insufficiente – sostiene Premiani – per finanziare l’acquisto delle attrezzature necessarie a scendere nelle cavità del Carso: s’intende le corde, gli imbraghi, gli impianti di illuminazione e altro ancora».
Qualcosa ora sembrerebbe muoversi. Il Comune di Trieste ha deliberato nel bilancio 2014 di stanziare 30.000 euro per condurre delle indagini sullo stato di salute delle proprie grotte. E in chiusura d’anno un segnale importante arriva pure dalla Provincia che, con una mozione urgente sulla base di quella delibera 33 del 2011 che prevedeva un progetto di valorizzazione storica e ambientale delle grotte carsiche che la federazione doveva realizzare assieme ai comuni transfrontalieri, impegna l’ente a sollecitare la Regione a rintracciare le risorse necessarie alla caratterizzazione e alla bonifica delle grotte inquinate.
A proposito: qual è la stato di salute degli abissi triestini? «Se ne parla spesso – risponde Premiani – ma è difficile inquadrare il problema con dati certi e precisi. E’ universalmente noto che alcuni ipogei sono stati utilizzati per disfarsi di inquinanti liquidi e non solo. Questi disastri ecologici sono stati denunciati, è intervenuta la Forestale per gli accertamenti, la Magistratura è stata informata, ma la questione rimane lì, irrisolta. Chiariamo subito che non è compito nostro provvedere alla pulizia dei siti. Certo è importante continuare gli accertamenti, anche perché nelle cavità i materiali alieni scendono, si insinuano, vengono coperti dal fogliame.
Per pulire il Pozzo dei colombi dalle scorie dell’incendio della Siot sono stati spesi tanti soldi, ma la bonifica del sito è ben lungi dall’essere completa. E il tappo nero formato dai residui del petrolio continuo a scendere nel ventre di un territorio che in basso consta di un reticolo di corsi d’acqua. E’ un grave problema di cui nessuno vorrebbe sentir parlare. Ogni tanto la questione torna a galla, ma poi tutto torna a tacere. Così, certo, non si può andare avanti. Senza aiuti economici possiamo fare pochissima strada».
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
VENERDì 16 GENNAIO 2014
Ore 18.30 – “RISPETTIAMO IL MARE” – incontro con il Presidente della Riserva del WWF di Miramare dott. Maurizio Spoto e il dott. Saul Ciriaco.
La mostra rimarrà aperta contestualmente all’apertura dell’impianto sportivo di Visogliano dalle 17.00 alle 19.30 - info 040291314
SABATO 17 GENNAIO 2014
Ore 11.00 – “DIFFERENZIAMO” – incontro con il Presidente Regionale di FAREAMBIENTE Giorgio Cecco, il Presidente di Fareambiente Fabio Coretti e il Geom. Andrea Humar responsabile enti locali.
La mostra rimarrà aperta contestualmente all’apertura dell’impianto sportivo di Visogliano - info 040291314
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